La Commissione Europea, lo scorso 23 aprile 2018, ha formalizzato una proposta di direttiva per la protezione della figura del whistleblower (directive of the european parliament and of the council on the protection of persons reporting on breaches of Union law) in tutti gli Stati membri. Ciò al fine di uniformare le leggi attualmente in vigore in alcuni Stati, ivi inclusa l’Italia, e obbligare gli Stati che non si siano ancora dotati di una simile normativa a farlo. In particolare, nella proposta si legge che il “Whistleblower Europeo” (ossia, colui il quale voglia effettuare segnalazioni di illeciti nel territorio UE) ha il compito di effettuare segnalazioni allorquando venga a conoscenza di violazioni delle disposizioni del diritto dell’Unione Europea, tra le quali: il riciclaggio, la protezione dell’ambiente, la salute pubblica e la tutela della privacy. La proposta prevede che i destinatari dell’iniziativa legislativa (aziende private con almeno 51 lavoratori o con un fatturato superiore ai 10 milioni di euro nonché enti pubblici e statali di comuni con almeno 10 mila abitanti) adottino meccanismi di protezione. Meccanismi che, qualora la proposta in questione dovesse trovare accoglimento, richiederanno un adeguamento dei Modelli 231 eventualmente adottati con la previsione, altresì, di un sistema di emersione a scaglioni, consentendo al whistleblower di interfacciarsi, in particolari situazioni, con le autorità investigative competenti.