La Corte di Cassazione, con sentenza n. 12804 del 22 maggio 2017, ha affermato che è sanzionabile disciplinarmente il dipendente che fotocopia materiale costituente know-how aziendale, anche se tale attività viene svolta per tutelare un proprio diritto in giudizio. Nel caso di specie il lavoratore, dapprima sanzionato e poi licenziato, è ricorso in Cassazione affermando che (i) la fotocopiatura del materiale aziendale era necessaria alla sua difesa essendo stato a lungo demansionato (ii) non si trattava di un documento riservato, ed, in ogni caso (iii) la finalità di tutela dei diritti deve prevalere sul dovere di riservatezza. Secondo la Corte di Cassazione, tale motivo non può ritenersi fondato in quanto, “anche dalla prova testimoniale effettuata”, è emerso che si trattava della fotocopiatura non di “un mero materiale riservato dell’azienda”, ma di “istruzioni che contenevano specifiche informazioni relative al tipo di materie usate, le procedure e la strumentazione utilizzata (…), un vero e proprio know-how aziendale la cui riservatezza appare rafforzata dall’esigenza di non diffondere a terzi (tra i quali potrebbero rientrare soggetti che possono essere concorrenti) conoscenze che hanno un rilievo produttivo”. Secondo la Corte, dunque, ciò che viene in risalto non è “un generico dovere di non divulgare documenti aziendali, ma uno specifico obbligo a mantenere riservati documenti che riguardano anche aspetti importanti e significativi dell’organizzazione produttiva del datore di lavoro”. Documenti di cui, tra l’altro, il lavoratore, secondo la Corte, avrebbe potuto sempre richiederne l’acquisizione al giudice adito ai sensi dell’art. 210 cod. proc. civ.