Il lavoratore può registrare la conversazione con il capo allo scopo di usarla in un eventuale procedimento civile. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27424/14, afferma il carattere di prova, sia in sede penale sia civile, di una registrazione tra persone presenti effettuata da un soggetto che partecipa ai colloqui. I giudici respingono il ricorso di una società contro la decisione della Corte d’Appello che aveva bollato come illegittimo il licenziamento di un ingegnere che rivestiva il ruolo di caposettore. Al dipendente erano stati mossi una serie di addebiti non provati, mentre le sole accuse documentate riguardavano il tentativo di registrazione di una conversazione con i capi e il ritardo di una settimana nella restituzione dell’auto aziendale. La registrazione del colloquio con il superiore costituiva una potenziale prova spendibile nel corso di un eventuale processo civile e in nessun caso poteva essere considerata una condotta illecita, neppure dal punto di vista disciplinare. Mentre il ritardo nella consegna della macchina aziendale non è così grave da far scattare la sanzione espulsiva.