Sono oltre sei milioni e mezzo i lavoratori che utilizzano internet durante l’orario di lavoro per scopi non lavorativi. Tutti i mesi, ogni lavoratore dedica alla navigazione circa 38 ore, più o meno una settimana di lavoro.
Tra le aziende, c’è chi non pone limiti alla navigazione su internet dei propri dipendenti durante l’orario di lavoro, chi raccomanda di connettersi solo in pausa pranzo o prima di incominciare il turno, chi invece mette dei filtri per bloccare l’accesso a siti che con il lavoro non c’entrano niente.
Le aziende che, però, intendono limitare ed evitare eventuali abusi devono fare i conti con le garanzie contenute nello Statuto dei Lavoratori e nel Codice della Privacy.
Lo Statuto, infatti, all’art. 4 vieta l’installazione di “impianti audiovisivi o altre apparecchiature” che permettano un controllo a distanza dei lavoratori, mentre l’art. 8 sempre dello Statuto ed il Codice salvaguardano il diritto del lavoratore a non rivelare opinioni politiche, religiose e sindacali.
Ancora più tutelata della navigazione su internet è la posta elettronica: in linea di massima, infatti, il contenuto dei messaggi di posta, anche se lo scambio di e-mail avviene attraverso l’indirizzo personale “aziendale”, deve rimanere segreto a meno che dovessero verificarsi utilizzi anomali delle e-mail.
In tal caso, il controllo è possibile ma non deve mai configurarsi come monitoraggio a distanza della prestazione del lavoratore né da esso si deve poter carpire il contenuto della corrispondenza stessa.