La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7313 pubblicata il 13 aprile 2016, ha affermato che, per valutare l’esistenza di un infortunio in itinere in caso di utilizzo della bicicletta, deve tenersi conto non solo della distanza che separa l’abitazione dal luogo di lavoro ma anche degli standard comportamentali esistenti nella società civile. Pertanto, secondo la Cassazione, l’utilizzo della bicicletta deve essere valutato in relazione al costume sociale, alle normali esigenze familiari, alla presenza di mezzi pubblici di trasposto, alla modalità di organizzazione degli stessi nei luoghi in cui è più diffuso l’utilizzo della bicicletta, alla tipologia del percorso effettuato (un conto è l’impiego su un percorso urbano, un conto su una strada non urbana), alla conformazione dei luoghi, alle condizioni climatiche in atto (e non tanto a quelle stagionali), alla propensione dell’ordinamento stesso ad incentivare l’uso della bicicletta. Dalla sentenza della Corte, dunque, emerge la tendenza nel nostro ordinamento giuridico, divenuta sempre più pressante, a favorire l’utilizzo della bicicletta in quanto mezzo che riduce costi economici, sociali ed ambientali. Sono ormai molti i comuni italiani che mettono gratuitamente a disposizione dei cittadini biciclette per gli spostamenti urbani casa-lavoro: ciò al fine di ottenere benefici non solo di carattere ambientale ma anche per la salute dei cittadini e, in prospettiva, un calo delle spese sanitarie a carico del sistema nazionale.