La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10069/2016, ha affermato il principio secondo cui “il datore di lavoro ha il potere, ma non l’obbligo di controllare in modo continuo e assiduo i propri dipendenti”. Nel caso di specie la Cassazione, riformando le decisioni dei giudici di merito, ha ritenuto legittimo il licenziamento intimato ad un lavoratore che si era reso responsabile d’aver richiesto rimborsi spese di ammontare superiore rispetto alle somme effettivamente versate per lo svolgimento di determinate attività. Secondo la Corte, l’aver addotto false dichiarazioni chiaramente sottende un atteggiamento criminoso del lavoratore che irrimediabilmente inficia il rapporto di fiducia posto alla base del vincolo contrattuale tra datore di lavoro e sottoposto. Aggiunge la Corte che la “tempestività della contestazione disciplinare debba essere valutata non in relazione al momento in cui il datore avrebbe potuto accorgersi dell’infrazione ove avesse esercitato assidui controlli sull’operato del proprio dipendente, ma in relazione al momento in cui ne abbia acquisito piena conoscenza”. Viene così sancita l’importanza del vincolo fiduciario quale presupposto tautologico del rapporto di lavoro.