Sul tavolo del Consiglio dei Ministri è già pronto il primo decreto legge sui contratti di lavoro, il cosiddetto Decreto Dignità.Tra le principali novità vi è la riforma sui contratti a tempo determinato, finalizzata a favorire la stipula di contratti di lavoro a tempo indeterminato e a contrastare la precarietà. È, in particolare, prevista la reintroduzione dell’obbligo, eliminato dal decreto legge 34/2014 (cd decreto Poletti), della causale giustificatrice dell’apposizione del termine. Si tornerebbe così a dover indicare nel contratto a tempo determinato la ragione sottesa, anche se a partire dal primo rinnovo o per contratti più lunghi di 12 mesi. Le ragioni consisterebbero in esigenze a) temporanee ed oggettive, estranee all’ordinaria attività del datore di lavoro, nonché sostitutive; b) connesse ad incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell’attività ordinaria; c) relative a lavorazioni e a picchi di attività stagionali, individuati con decreto del Ministero del Lavoro delle politiche Sociali. Le proroghe, altresì, dovrebbe essere ridotte ad un massimo di n. 4. Ad oggi la durata massima del contratto a tempo determinato è di 36 mesi e lo stesso può essere prorogato fino ad un massimo di 5 volte, indipendentemente dal numero dei rinnovi. Si applicherebbe un costo contributivo crescente di 0,5 punti per ogni rinnovo a partire dal secondo e verrebbe aumentato fino a 270 giorni il termine entro cui impugnare il contratto. Dovrebbe essere, comunque, previsto un periodo transitorio al fine di evitare “di stravolgere le attività aziendali e i contratti in essere”.