È stato finalmente reperito l’incremento di circa 45-50 milioni della dote stanziata per le copertura economica delle trasformazioni dei contratti di collaborazione in contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti. In questo modo, dovrebbero essere stati superati i rilievi mossi dalla Ragioneria che oggi stesso potrebbe dare l’assenso al terzo decreto attuativo del Jobs Act in tema di riordino dei contratti, approvato lo scorso 20 febbraio dal Governo. L’assenso così espresso dovrebbe ora consentire allo schema di essere trasmetto alle commissioni parlamentari competenti per i pareri in materia. L’empasse che ha tenuto lo schema di decreto in stand by per oltre un mese era nato dalla eccezione di carenza di copertura economica sollevata dalla Ragioneria. Lo schema di decreto prevede infatti che dal 1° gennaio 2016 si considererà lavoro subordinato ogni forma di collaborazione che si concretizza in prestazione personale, continuativa, di contenuto ripetitivo, con modalità esecutive organizzate dal committente. Lo stesso decreto, tuttavia, prevede che verranno in ogni caso confermate le collaborazioni oggetto di accordi collettivi stipulati dalle confederazioni sindacali più rappresentative a livello nazionale; le prestazioni di professioni intellettuali per le quali è richiesta l’iscrizione ad un albo professionale; le prestazioni di componenti di organi di amministrazione e controllo delle società nonché le prestazioni per attività sportive in associazioni dilettantistiche. Il rilievo mosso dalla Ragioneria partiva dalla considerazione che su un collaboratore iscritto alla gestione separata grava un’aliquota contributiva del 30,72% o del 27,72% (a seconda si tratti di collaboratori e figure assimilate o liberi professionisti), ma venendo assunto con contratto a tempo indeterminato scatterà la decontribuzione fino a 8.060 euro su base annua, con una consistente perdita di gettito per l’Erario. Così, martedì 24 marzo u.s., al tavolo tecnico si è individuata una quota del 10%, pari a 36mila collaboratori, per i quali potrebbe scattare la trasformazione in lavoro subordinato già nel 2015, in anticipo rispetto alla scadenza del 1° gennaio 2016, reperendo la copertura necessaria dal fondo occupazione di complessivi 2,2 miliardi.