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Categorie: Normativa
L’art. 3, comma 1, del D.Lgs. n. 23/15 stabilisce che qualora venga accertato che non ricorrono gli estremi del licenziamento per giustificato motivo oggettivo “il giudice dichiara estinto il rapporto di lavoro alla data del licenziamento” e condanna il datore di lavoro al pagamento di un’indennità pari a 2 mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di anzianità aziendale, con un limite minimo di 4 mensilità e un massimo di 24 mensilità.
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Il Ministero del Lavoro, con risposta ad interpello del 24 aprile u.s., ha chiarito che la nuova assicurazione sociale per l’impiego (Naspi) troverà applicazione in tutte le ipotesi di disoccupazione involontaria e, quindi, anche nelle ipotesi di (i) dimissioni per giusta causa, (ii) risoluzione consensuale intervenuta in sede di conciliazione preventiva innanzi alla DTL nonché (iii) licenziamento disciplinare.
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Il decreto sulle tutele crescenti n. 23/2015, ha omesso di regolamentare il licenziamento per superamento del comporto. Pertanto, con riferimento ai nuovi assunti, l’illegittimità di questo tipo di licenziamento dovrebbe rientrare nell’ambito di quelli ingiustificati, con conseguente riconoscimento di due mensilità di retribuzione per ogni anno di anzianità di servizio con un minimo di 4 e un massimo di 24 mensilità di retribuzione (articolo 3, comma 1 del decreto).
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Con il Dpcm 29/2015, entrato in vigore lo scorso 3 aprile, i lavoratori possono richiedere la monetizzazione mensile del trattamento di fine rapporto, altrimenti nota come quota integrativa della retribuzione (“Quir”).
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E’ stato sottoscritto il 31 marzo da Confcommercio, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs–Uil, l’accordo per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro del settore terziario, della distribuzione e dei servizi che decorre dal 1° aprile 2015.