Tra i provvedimenti che si sono vorticosamente susseguiti nel corso di queste settimane, questa è l’occasione per svolgere alcune riflessioni, alla luce delle novità introdotte dal D.L. n. 18/2020 “Cura Italia”, in vigore dal 17 marzo 2020.
Occorre premettere che, in materia di ammortizzatori sociali, lo strumento della cassa integrazione guadagni previsto dal nostro sistema giuridico è certamente tra i più favorevoli se confrontato con i principali paesi occidentali e pertanto non sarebbe stata necessaria una legge ad hoc se non per offrire copertura alle aziende che oggi sono escluse dalla sua tutela.
Quanto a queste ultime, emerge con grande evidenza che la logica seguita dal Legislatore del 2014 (L. n. 183/14) per il riordino degli ammortizzatori sociali improntato essenzialmente alla volontà di tener “conto delle peculiarità dei diversi settori produttivi”, sempre meno appare adeguato con la necessità di dotare le aziende di strumenti uniformi e tali offrire soluzioni e coperture per problemi sistemici come quello generato dal virus più famoso del momento.
Ciò premesso, come è noto, il Decreto Cura Italia introduce una disciplina straordinaria per l’accesso agli ammortizzatori sociali per le aziende costrette a ridurre o sospendere l’attività lavorativa per effetto dell’emergenza COVID-19.
Il Decreto in parola – tra i molteplici interventi previsti – da un lato reintroduce la cassa integrazione in deroga e dall’altro prevede la possibilità di accesso agevolato alla cassa integrazione ordinaria e al fondo integrativo salariale.
Nella sostanza, il ricorso alla cassa integrazione ordinaria e al fondo integrativo salariale risulta semplificato, in quanto è prevista una consultazione previdenziale “lampo” da esperire, su richiesta delle organizzazioni sindacali entro 3 (tre) giorni.
La consultazione così introdotta rappresenta un inedito, non solamente per la brevissima durata da record, ma anche per le innovative modalità “telematiche” che lo stesso legislatore d’urgenza ammette e prevede.
Nel dare atto che le soluzioni proposte dall’attuale governo per rendere più efficace e risolutivo l’intervento degli ammortizzatori sociali, confidiamo che – superato il periodo dell’emergenza – il legislatore voglia introdurre ammortizzatori sociali di tipo universale, cioè applicabili a tutti i lavoratori, a prescindere dal settore di appartenenza, esattamente come ha fatto con l’introduzione della indennità di disoccupazione (cd. NASPI) nel 2015.