La procedura può arrivare a durare quasi nove mesi. Aumentata di 10 volte la maggiorazione del ticket licenziamenti
La legge di Bilancio 2022 (la 234/2021) ha introdotto nel nostro sistema giuridico una inedita quanto articolata procedura, destinata ai datori di lavoro con almeno 250 lavoratori, con lo scopo dichiarato di garantire la salvaguardia del tessuto occupazionale e produttivo. Ora, con il cosiddetto decreto Aiuti ter (il 144/2022), il Governo ha apportato alcuni correttivi – tutti restrittivi – alla procedura introdotta dalla legge di Bilancio e ha inserito una disposizione specifica che prevede la restituzione di sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari o vantaggi economici a carico della finanza pubblica di cui hanno beneficiato gli stabilimenti produttivi oggetto delle cessazioni o ridimensionamenti di attività, puntellando ulteriormente la deterrenza con un ampliamento degli obblighi di pubblicità connessi al bilancio di sostenibilità (si veda l’articolo sotto).
Riportiamo le novità di quest’anno su queste materie, rispettandone l’ordine cronologico.
La legge di Bilancio
Le imprese che intendono delocalizzare devono avviare una procedura di consultazione e presentare e discutere (con rappresentanze sindacali, Regioni coinvolte, ministero del Lavoro, ministero dello Sviluppo economico e Anpal) un piano per limitare le ricadute occupazionali ed economiche da chiusura o riduzione di attività.
Il piano deve indicare tra l’altro: le azioni programmate per la salvaguardia dell’occupazione, gli interventi per la gestione non traumatica degli esuberi (per esempio, gli ammortizzatori sociali), la ricollocazione presso altri datori di lavoro, le azioni finalizzate alla rioccupazione o all’autoimpiego, le prospettive di cessione di rami d’azienda, gli eventuali progetti di riconversione del sito produttivo con i relativi tempi di attuazione. Il contenuto del piano è una vera e propria agenda che il datore è tenuto a seguire e rappresenta una delle più significative innovazioni della legge di Bilancio.
La procedura si affianca – e in parte si sovrappone – alla procedura di licenziamento collettivo regolata dalla legge 223/1991, comportando, oltre a un significativo allungamento di tempi, ulteriori e articolati adempimenti a carico delle aziende, con incremento del rischio di contenzioso. La nuova procedura, anche per le ragioni accennate, ha provocato non pochi problemi applicativi sia per le imprese che hanno dovuto adeguarsi alla nuova disciplina, sia per le istituzioni che nella nuova procedura hanno – almeno nelle intenzioni del legislatore – un ruolo di primo piano nella gestione delle crisi aziendali conseguenti alla decisione di chiudere uno stabilimento, una sede o addirittura un ufficio o un reparto autonomo.
Il Dl Aiuti ter
In primo luogo, vengono significativamente allungati i termini della procedura, ora apertamente dichiarata «in materia di delocalizzazione».
Viene raddoppiato (da 90 a 180 giorni) il periodo successivo all’avvio della comunicazione di apertura della procedura consultiva, durante il quale eventuali licenziamenti che dovessero essere intimati dal datore di lavoro sono radicalmente nulli. Viene poi quadruplicata (portandola da trenta a centoventi giorni) la durata del periodo nel quale le parti datoriali e sindacali, con le Regioni, i ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico nonchè l’Anpal sono tenuti a discutere il piano sopracitato.
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