Negli ultimi anni, complici l’evoluzione tecnologica e la pervasiva informatizzazione del lavoro, le realtà produttive di tutto il mondo si sono trovate ad affrontare importanti cambiamenti, spesso in assenza di un apparato di regole entro cui muoversi. In questo contesto, l’avvento dell’intelligenza artificiale ha rappresentato un elemento di novità, con rischi e potenzialità inesplorate che le imprese dovranno debitamente tenere in considerazione per il futuro.
Il processo di trasformazione del mondo e del mercato del lavoro è ormai in corso da diverso tempo a causa delle frequenti innovazioni tecnologiche che hanno interessato tali ambiti; fino a pochi anni fa, tuttavia, non era immaginabile un’accelerazione così forte a causa dello sviluppo e della diffusione dei sistemi basati sull’intelligenza artificiale (IA).
Per comprendere la portata di tale fenomeno, basti considerare che l’IA ha già modificato i contenuti di tutte quelle mansioni che consistono in processi decisionali basati su dati (e big data) e sull’elaborazione delle informazioni, sostituendo rapidamente le attività manuali che fino a poco tempo fa richiedevano risorse aggiuntive e risultavano particolarmente dispendiose in termini di tempo ed energie. Il fatto che le macchine elaborino informazioni e dati, per trarre conclusioni o formare decisioni, spiega da sé quanto profonda possa essere questa rivoluzione.
Un recente studio del Gruppo Adecco ha rilevato che in media il 70% dei dipendenti in tutto il mondo utilizza già strumenti di IA generativa, come ChatGPT e Google Bard, sul posto di lavoro. Adecco prevede che circa 300 milioni di profili lavorativi saranno soggetti a trasformazioni a causa dell’implementazione di strumenti di IA nei prossimi anni.
Ma non solo. Uno degli ambiti in cui i sistemi basati sull’IA sono maggiormente diffusi è quello della selezione del personale.
L’uso dell’IA nel processo di recruiting apre la strada a grandi opportunità per le imprese alla ricerca di nuove risorse, ma anche a rischi da non sottovalutare. I sistemi di IA sono utilizzati per esaminare e valutare automaticamente curriculum, video colloqui e dati disponibili riguardanti i candidati, essendo in grado di creare un profilo dettagliato delle loro attitudini professionali e consentendo, in questo modo, di individuare i profili più adeguati alle esigenze aziendali.
La raccolta e la gestione automatizzata dei dati in fase preassuntiva risulta più rapida, accurata e incomparabilmente conveniente in tema di costi, rendendo improvvisamente obsoleti e dispendiosi i processi di reclutamento tradizionali. Una ricerca condotta dall’HR Research Institute ha rivelato che il 10% dei responsabili delle risorse umane intervistati utilizzava già nel 2019 sistemi di intelligenza artificiale, anche se le proiezioni suggerivano un aumento significativo e rapido di questa percentuale nei due anni successivi.
Le insidie, tuttavia, sono dietro l’angolo e dimostrano quanto sia ancora fondamentale l’intervento umano. I processi di reclutamento automatizzati, infatti, devono necessariamente essere governati al fine di garantirne la compliance con la normativa vigente in materia di protezione dei dati personali e divieto di discriminazione.
Su questo e su molti altri temi è intervenuto anche il legislatore europeo con l’Artificial Intelligence Act, approvato lo scorso 13 marzo, con la finalità di regolamentare l’uso e lo sviluppo dei sistemi basati sull’IA negli Stati dell’UE, garantendone un utilizzo etico, sicuro e responsabile che tuteli i diritti fondamentali e la sicurezza dei cittadini europei.
L’AI Act trova applicazione in tutti i settori, ad eccezione di quello militare, ed interessa pertanto anche l’ambito lavoristico.
Il modello introdotto dal legislatore europeo si basa sulla gestione del rischio; ciò significa essenzialmente che vengono individuati diversi sistemi di IA entro diverse categorie di rischio, a ciascuna delle quali corrisponde un diverso grado di regolamentazione.
I sistemi di IA utilizzati nel settore dell’occupazione, nella gestione dei lavoratori e nell’accesso al lavoro autonomo sono considerati ad alto rischio. Tra questi, sono inclusi tutti quei sistemi utilizzati per l’assunzione o la selezione di personale, per pubblicare annunci di lavoro mirati, analizzare o filtrare le candidature e valutare i candidati, adottare decisioni riguardanti le condizioni dei rapporti di lavoro, la promozione o cessazione dei rapporti stessi, per assegnare mansioni sulla base del comportamento individuale, nonché per monitorare e valutare le prestazioni e il comportamento delle persone nell’ambito di tali rapporti di lavoro.
Per i sistemi ad alto rischio è richiesta l’osservanza di specifici obblighi per il soggetto utilizzatore. In primo luogo, infatti, deve essere garantita la massima trasparenza, prima ancora che detti sistemi siano immessi sul mercato o messi in servizio e, dunque, sin dalla fase di progettazione (considerando n. 72; art. 50).
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In a context where technology is advancing rapidly, Artificial Intelligence (AI) is revolutionising the global work landscape, driving profound changes and opening up horizons that were previously unimaginable.
The law is therefore called, once again, to regulate new scenarios that do not conform to traditional legal paradigms. The first step in this direction comes from the European Union. In fact, the European Parliament’s website states that “as part of its digital strategy, the EU wants to regulate artificial intelligence to ensure better conditions for the development and use of this innovative technology”. Thus, on 9 December 2023, the Commission, the Council and the Parliament reached a political agreement on the content of the AI Act – proposed by the Commission in 2021 – the final text of which is currently being finalised.
The European legislature’s priority is to ensure that the AI systems used are safe, transparent, traceable, non-discriminatory and environmentally friendly.
There is therefore a growing awareness, also at a regulatory level, that AI (i) is the engine of a change that raises ethical, social and legal questions around its use and its consequences and (ii) represents one of the most important and complex challenges facing companies.
It is on this last aspect that organisations need to prepare themselves to overcome the profound transformation that, more or less silently, is underway in the world of work.
Taking advantage of a technology that autonomously collects information, processes it, draws conclusions from it or makes decisions, contributes to the speed with which services can be carried out, improves operational efficiency and reduces the scope for error in routine activities. It also impacts the personnel needs of a business and may also affect the measurement of the performance of a human resource.
While this represents a great opportunity to make business processes faster, more reliable and more cost-effective, there are also several issues lurking under the surface. From an employment law point of view these include (i) bias and (ii) the risk of intensive employer control.
The technology, although artificially intelligent, is programmed by humans and as such can therefore be affected by the bias of their programmers, reflecting and amplifying any errors present in the processed information.
As we know generative AI is programmed to learn and (self-)train itself to improve over time, and this is also based on the information that is provided to it. The risk of biasreplication is therefore very high.
In addition, AI provides and processes an unimaginable amount of data and can also directly or indirectly enable intensive remote control of employees.
That said, in the Italian legal system, remote control is regulated in detail and allowed only in the manner and in the presence of stringent conditions provided for by law, including full compliance with the provisions on data protection. This is a matter that plays an obviously fundamental role when it comes to AI.
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On Wednesday 13 March 2024, the European Parliament approved the draft text of the so-called “AI Act”, the first Regulation on artificial intelligence. The Regulation establishes obligations in relation to the use of AI on the basis of possible risks and level of impact with the aim of protecting individuals’ fundamental rights, democracy and environmental sustainability from “high-risk” systems.
“High risk” means AI systems intended to be used:
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