«Ci sarebbe da dire che si è scatenata una tempesta perfetta fra inflazione, guerra, rincari nei prezzi di energia e materie prime» spiega a Verita&Affari il giuslavorista Vittorio De Luca, Managing partner dello studio De Luca & Partners. Ma il peggio è che il governo ha scarsi margini di manovra per contenere l’ondata di richieste di cassa integrazione che rischia di arrivare in autunno.
«Al momento peraltro non c’è nulla di concreto» come evidenzia l’esperto che immagina possibili due interventi. «Il primo è l’esonero del pagamento delle addizionali sulla Cig (9%, 12%, 15% in funzione dell’utilizzo del sussidio, ndr)» chiarisce l’esperto. «Il secondo è consentire l’accesso alla cassa integrazione anche per periodi eccedenti i limiti di durata massima complessiva di 24 mesi nel cosiddetto quinquennio mobile».
Il tutto soprattutto per le aziende energivore come previsto dal decreto Energia per cinque settori più in difficoltà (siderurgia, legno, ceramica, automotive, agroindustria). E non solo per loro visto che i rincari dell’energia hanno creato difficoltà a tutti i settori dell’economia. Il problema è naturalmente come far quadrare i conti con le scarse risorse a disposizione. Ma l’alternativa alla nuova Cigs non è affatto facile né indolore. «Senza questo ammortizzatore, che per sua natura è temporaneo, le imprese si troverebbero costrette a contenere i costi procedendo con i licenziamenti – conclude – . tuttavia questa soluzione non è indolore perché comunque ha un costo per lo Stato che è quello della Naspi, oltre ad un costo sociale decisamente importante». Al prossimo governo toccherà scegliere la soluzione per sostenere le imprese e i lavoratori in uno scenario economico che si annuncia a tinte fosche. Non solo per l’Italia.
Fonte: Verità&Affari
Il Ministero del lavoro, con comunicato stampa n. 19 del 17 settembre 2018, ha informato gli interessati che il Consiglio dei Ministri ha approvato (nello specifico il 13 settembre 2018) il decreto diretto ad intervenire sulle questioni più urgenti dell’Italia, tra cui il ritorno della CIGS per cessazione attività (cd “Decreto Urgenze”). Viene così reintrodotto l’ammortizzatore sociale cancellato insieme ad altri ammortizzatori sociali, dai decreti attuativi del Jobs Ac, con effetto dal 1° gennaio 2016. I sussidi, stando al comunicato, verranno erogati sulla base di accordi tra il Ministero del Lavoro, il Ministero dello Sviluppo Economico (“Mise”) e le Regioni interessate. Detti accordi potranno essere sottoscritti a decorrere dall’entrato in vigore del Decreto Urgenze e per gli anni 2019 e 2020, attraverso misure per il trattamento straordinario e l’integrazione salariale per le imprese in crisi, qualora le stesse abbiano cessato o cessino l’attività e sussistano possibilità di concreta cessione dell’azienda o anche laddove sia possibile realizzare la reindustrializzazione del sito produttivo. Conclude il comunicato che, in alternativa, la Regione interessata potrà attivare specifici percorsi di politica attiva del lavoro.